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Significato estetico e storico del gregoriano


Il gregoriano fu mezzo di preghiera, linguaggio collettivo di recitazione e lettura. Scaturisce dalla necessità di un canto facile, eseguibile dalla massa dei fedeli inesperti dell'arte musicale. Ciò ne determina alcuni punti salienti come il breve ambito nel quale si svolgono le melodie e la timidezza degli intervalli per lo più assai restii dall'allontanarsi dai mutamenti di tono e di registro della voce che parla, così come i valori ritmici sono subordinati alle leggi della parola parlata. Tale musica risente della sua origine orientale in quanto non costruisce con logica ma ondeggia mollemente come una decorazione che si genera da se stessa all'infinito. Ciò avviene perchè i modi ecclesiastici sono come tante ottave inizianti ognuna su un grado successivo della scala, ma senza intervento di diesis o di bemolli. Perciò in ognuno dei modi cambia la posizione dei semitoni, che nel nostro maggiore sono sempre in qualunque tonalità al terzo e al settimo posto. In tal modo viene distrutta la funzione incardinatrice della dominante, manca la forza determinante della sensibile, e la nota finale si pone al termine di una fuga prospettica che pare rinnovarsi ad ogni modulazione: le frasi non concludono ponendo un limite, bensì lasciando una larga prospettiva aperta al pensiero. La frase musicale si sviluppa indipendentemente da ogni coerenza raziocinante. In questa stessa astrazione da tutto ciò che è bassamente reale, umano, logico, il gregoriano trova la sua nobiltà sublime che lo fa planare al di sopra di ogni esperienza musicale profana del tempo. Grazie a tali caratteristiche può ben dirsi la parafrasi mobile e aerea dell'immobile struttura delle cattedrali. Nella sua voluta povertà di mezzi artistici il gregoriano afferma una sua incrollabile unità: non il divenire ma l'essere.

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