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La musica greca


Parlare della musica greca è pura astrazione. Già la musica di per sé lo è, se poi parliamo di una musica di cui, dato che non ci sono rimaste trascrizioni, non ne conosciamo né note né melodie, saremmo quasi nell'assurdo. Quello che conosciamo della musica greca è però quasi più importante delle melodie e delle sequenze di note che la caratterizzavano. Ne conosciamo le basi teoriche, filosofiche, ovvero le ragioni che soggiacevano alla sua stessa esistenza, le stesse che sono alla base della cultura occidentale che ha poi generato, di conseguenza, tutto il resto della musica che conosciamo. Seguendo un'interpretazione piuttosto nota del perché nasce la musica greca, possiamo affermare che essa sia il dominio dell'inconscio: essa coglie cioè i sentimenti nelle loro origini più profonde, in quello che hanno di più astratto e quindi di sostanziale e immutabile. Non rappresenta gli oggetti della passione, ma i moti di essa. La passione, l'irrazionale, le spelonche dell'animo umano nel pensiero greco erano rappresentate da Dioniso. Egli simboleggiava la volontà primigenea di esistere in contrasto con la caducità dell'individuo. L'emozione dionisiaca sarebbe dunque l'emozione artistica per cui l'individuo si distrugge in seno all'universale lirico dell'arte, esternandosi come sentimento puro. In questa visione la tragedia sarebbe null'altro che l'aspirazione dell'individuo in estasi verso la visione sognata di un mondo apollineo eterno. Alla luce di ciò fu naturale che filosofi e politici si occupassero di questa forza misteriosa, gli uni per conoscerne i modi e le origini, gli altri per porla al servizio dell'etica, cioè per valersene come di una medicina morale, onde approfittare dei buoni impulsi che essa poteva dare, nonché per paralizzare le cattive influenze. Ne venne fuori una teoria dell'ethos musicale fondata sul postulato per il quale la musica può non solo determinare o modificare i nostri stati d'animo, ma anche agire sulle facoltà volitive. Inaccettabile per noi post-moderni che vediamo la musica solo come intrattenimento, senza comprenderne la portata politica. Quel che davvero non capiamo è che l'intrattenimento è forma di controllo politico: i greci erano molto più consapevoli di noi.

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