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Appunti sul contrappunto: la musica fiamminga

Quando si parla di musica fiamminga si deve tener presente che non si tratta solo di una determinazione di carattere geografico riguardante la zona compresa tra Belgio, Olanda e Francia del nord, ma anche una precisa determinazione temporale, ovvero il periodo di tempo compreso tra il 1400 e il 1550 circa. In questo periodo e in questo spazio si verificano dei cambiamenti cardinali per il prosieguo della storia della musica. Innanzitutto le composizioni polifoniche si restringono gradualmente a due forme principali: la messa e il mottetto. Il coro polifonico viene portato dai maestri fiamminghi alla duttilità dell'attuale orchestra. In questo contesto l'originalità tematica non ha più il gradimento di cui aveva goduto in precedenza perché, dato il carattere acrobatico dei virtuosismi a cui i fiamminghi portarono il contrappunto, sembrava altresì meritorio costringersi in una disciplina di un tema dato. Il mottetto smette di essere la composizione dei secoli precedenti per divenire un'agile forma di grande libertà ritmica e contrappuntistica. Non vi è più però un contrappunto di nota contro nota, ma un contrappunto di melodie compiute, sapientemente assegnate a ciascuna delle voci e combinate in architettura sonora. Spesso l'indipendenza della varie parti si spinge a tal punto che non solo ogni melodia risulta compiuta, ma addirittura riveste un testo poetico a sé. La tecnica dell'imitazione canonica, ovvero la combinazione di una melodia ripresa successivamente da tutte le voci, cresce dall'uno all'altro dei polifonisti fiamminghi del quattrocento fino allo sbalordimento. La straordinaria minuzia, le stranezze, le bizzarrie a cui questi formidabili tecnici del contrappunto seppero piegare le combinazioni delle voci, fecero paragonare certi caratteri della loro arte con i mirabili particolari miniaturistici in uso presso i pittori fiamminghi del tempo: ovvio dunque che il compositore prestava al testo poca se non nulla attenzione, in quanto nella migliore delle ipotesi esso rimaneva completamente sommerso e inintelligibile nel groviglio polifonico delle voci. A questo proposito vi è tuttavia da chiarire che nelle cattedrali sonore innalzate dai polifonisti fiamminghi non è tutto soltanto calcolo e geometria ma, oltre ad un innegabile sentimento collettivo di corale religiosità, la stessa emozione personale dell'artista riesce a farsi luce sempre più apertamente attraverso la complicazione che, nel contesto specifico, è sottilizzazione verso una crescente trasparenza tecnica la quale non lascia trascurare il pregio sensuale di una vaghezza sonora che trionfa sul groviglio delle parti. Risultato maggiore di tutto ciò fu il riconquistare, paradossalmente, attraverso l'elaborazione di straordinarie architetture contrappuntistiche, il principio di tonalità.

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