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Haydn


Le maggiori forze della musica tedesca di fine settecento si concentrarono a Vienna. Qui il vero patriarca di questo momento musicale eccezionale fu Franz Joseph Haydn (1732-1809). Si dice giustamente di lui che fu il padre della musica strumentale e, pur non potendogliene attribuire la paternità, si può dire però che fu il più grande artefice della sonata, sintetizzando in compiuto equilibrio artistico le conquiste del settecento strumentale italiano e tedesco. Per la prima volta in questa forma, coniata dagli sforzi sovrapposti di precedenti artisti, si cala una personalità creatrice dai tratti spiccati e altamente originali. Un mondo poetico vi si incarna, che è come una sintesi di tutta la più luminosa galanteria del settecento, irrobustita da un crescente senso dell'individualità proprio del prossimo romanticismo, e da energiche reminescenze di modi popolareschi. Il linguaggio musicale abbandona definitivamente la pigra usanza del basso continuo, per creare quella moderna melodia armonica che manifesta la propria vita essenzialmente nel moto modulante del lavoro tematico ed istituisce perciò una specie di nuova polifonia strumentale, del tutto libera dallo scolasticismo dell'imitazione a canone. Avviato alla creazione di una musica squisitamente strumentale, Haydn ne trova l'accento appropriato nelle danze popolari magiare che impercettibilmente, senza nessuna tendenza ad un becero folklorismo, nutrono di vivacità ritmica la sua ispirazione. La volontà espressiva e il nascente gusto della natura, individualmente sentita, traspaiono nei pittoreschi titoli delle sinfonie, pure costruzioni musicali che riposano tuttavia su un occulto schema narrativo e sentimentale. Esempi: Il filosofo, Fuoco, Il segnale del corno, Mercurio, Sinfonia degli addii. Una scettica ma umana festevolezza, una bonomia sapiente delle cose del mondo e del loro valore e del loro limite, una serenità cosciente e non spensierata, ecco il mondo poetico di Haydn, ora volubile e galante negli aggraziati minuetti e nei vertiginosi rondò, ma anche capace di espansioni tese e patetiche. Per quella sua virile nozione delle cose del mondo e per quella robustezza popolana, è più apparentato a Beethoven che non a Mozart. Ma naturalmente ogni tormento veniva da lui e dalla sua musica superato in settecentesca grazia.

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